Un asterisco ed una parola con un trattino, con un suono che conduce alla lingua inglese, sono i punti di partenza della programmazione artistica di SMDOT/Contemporary Art che vedrà coinvolti cinque artisti, con le loro relative personali nell’arco temporale del 2024.
L’asterisco che solitamente rimanda ad una ulteriore spiegazione diventa l’inizio e RE-SIGNATION, con il suo riferimento italiano RAS-SEGNAZIONE, rappresenta il piano concettuale all’interno del quale i singoli artisti coinvolti inseriranno la loro ricerca. L’obiettivo ambizioso è quello di sviluppare la feconda intuizione del filosofo italiano Franco Berardi “Bifo” descritta nel suo libro “DISERTARE” pubblicato nel 2023, dove l’invito è provare a deviare da una traiettoria depressiva, verso la quale stiamo andando, ad una di ri-significazione. L’invito è quello di leggere il libro, in cui compaiono per la prima volta queste parole, in modo da avere più chiaro l’interessante percorso. In questo contesto c’è una mia appropriazione dell’uso creativo fatto della parola RAS-SEGNAZIONE che con l’inserimento del trattino inventa un nuovo significato e lo avvicina alla parola RE- SIGNATION con l’obiettivo attraverso la pratica artistica di cogliere l’invito di “Bifo” ad abbandonare i meccanismi abituali nei quali ci siamo incastrati ed attribuire nuovi significati ai segni ed ai simboli che ci circondano in un orizzonte totalmente cambiato. Siamo vissuti, fino alla fine del secolo scorso, guardando e muovendoci sempre più velocemente con un’idea di progresso infinito, quindi con l’idea di un orizzonte sempre in continuo allontanamento, oggi, abbiamo compreso che il nostro orizzonte è un orizzonte finito, quindi è tempo di modificare le “regole del gioco” altrimenti saremo tutti perdenti. Filosofia ed arte, possono essere due vettori di questo cambiamento,
stimolando quella minoranza di individui disponibili ad accettare questa metamorfosi ed a costruire un nuovo milieu.
Il quarto appuntamento del 2024 di SMDOT/Contemporary Art, che quest’anno è impegnato nello sviluppo del progetto curatoriale denominato RE-SIGNATION*, ci permette, nella complessità del nuovo progetto espositivo di Fabien Marques, artista francese, che vive e lavora tra Torino e Cividale del Friuli, di seguire una linea che procede zigzagando tra periferia e centro, tra pensiero critico e pensiero dominante, tra particolare e universale, alla ricerca di una sguardo di sbieco e di una percezione aptica ribelle.
“MATIN”, è la sua seconda mostra personale nella città di Udine. Il titolo, alla sua prima lettura evoca un inizio, qualcosa che conosciamo bene, che si rinnova sempre in modo diverso con meraviglia. In qualche modo questo potrebbe essere uno dei modi per sintetizzare il lavoro di Fabien Marques.
Un artista che sicuramente è molto difficile da inserire all’interno di una categoria precisa. Il suo medium preferito è la fotografia, analogica e digitale, che usa soprattutto come mezzo di archiviazione, ma il suo lavoro artistico è più vicino ad una ricerca di tipo antropologico e sociologico, che procede tra intuizioni, incontri, riflessioni e pensiero creativo. Ogni ricerca ha bisogno di un inizio come ogni testo, in questo caso l’invito a partecipare a
RE- SIGNATION ha portato Fabien, alla ricerca e all’ individuazione di un particolare, un evento, un dettaglio, legato al territorio.
Il 24 dicembre 1983, sei ragazzi vengono invitati a suonare in una chiesa prima della messa di Natale a Zugliano, in provincia di Udine. Sono i Detonazione, una band friulana. Quella sera suoneranno 5 brani e leggeranno una poesia “Matin” di Arthur Rimbaud. I Detonazione oscillavano tra la durezza (scortesia) post-punk, l’improvvisazione pessimista no wave e la ricercatezza new wave. A loro sicuramente non interessava essere inseriti in una casella ben definita. Quella notte, saranno la voce dei giovani periferici storditi dalla noia e frustrati in tutte le loro aspirazioni. Ma trasformeranno la loro disperazione in energia per continuare a gridare e suonare ad alto volume. Oggi, accanto alla chiesa di Zugliano, ci sono campi dove crescono le viti e un giovane vignaiolo, Alessandro Job, produce un vino naturale.
L’interesse per la storia del gusto alimentare e le sue interazioni con territorio e persone nelle ricerche di Fabien Marques, la disponibilità di Alessandro Job e la vicinanza logistica e spirituale all’evento del dicembre 1983 fanno scattare la scintilla che porterà alla decisione di vinificare un vino dedicato a questo concerto, senza dubbio un momento della storia della musica underground italiana. Un vino unico e non convenzionale, un blend di vitigni raramente abbinati e frutto di una collaborazione tra l’artista e l’enologo. Un vino con l’artista, ispirato dai suoni potenti e innovativi di Detonazione, questo vino incarna lo spirito della scena musicale underground friulana che si confronta con la scena nazionale. Proprio come la musica della band ha sfidato le norme e ampliato i confini attraverso la sperimentazione, l’improvvisazione e la complessità, questa bottiglia è più di un vino, è il risultato di un processo creativo e di un’esperienza sui gusti, sul cibo, sul cinema, la letteratura, la musica, l’avanguardia ed un nuovo sentimento di ribellione radicale e non violento. “MATIN” è il titolodi una poesia di Arthur Rimbaud, è una breve traccia audio basata sul suono di una batteria e sulla voce che recita l’omonima poesia di Arthur Rimbaud tradotta in italiano il 24 Dicembre del 1983 durante un mini concerto dei Detonazione nella chiesa di Zuliano, è la nuova mostra di Fabien Marques, è il nome del vino che verrà vinificato da VILLA JOB e che per cinque settimane, sarà ospitato all’interno della galleria. “MATIN, un vino” diventa il vettore simbolico di tutte le energie che si muovono e continuano a muoversi all’interno del progetto. L’uva, con il quale si realizza il vino, affonda le sue radici nella terra, nel luogo dove è nata, ma la pianta si rivolge verso il cielo, i grappoli, sono nel mezzo e rappresentano idealmente e materialmente, una sintesi e una possibilità sempre differente che nasce assorbendo e selezionando le energie possibili. Tutte le opere in mostra, installazione, audio, lightbox, fotografia, scultura, tutte inedite, portano nella loro denominazione la dicitura “After Detonazione …”, ad indicare la voglia e la necessità di un dopo. Un nuovo mattino che si rinnova sempre in grado di cambiare il nostro sguardo e i nostri abituali modi di percezione. L’incremento e l’evoluzione delle nuove tecnologie ci stanno sempre di più allontanando dalle immagini, sia fisicamente che mentalmente. Percepiamo sempre di più il mondo da una distanza che ci conduce a sopravvalutare il vedere al guardare. Il vedere utilizza un unico senso: la vista, il guardare, invece, coinvolge tutti i sensi. Guardare significa prendersi cura delle cose, delle persone, degli animali, di tutto ciò che ci circonda. Fabien Marques, con questa mostra, è riuscito ad identificare e a far toccare delle linee in continuo movimento: Arthur Rimbaud, uno dei poeti che più a contribuito alla trasformazione del linguaggio della poesia moderna, la musica dei Detonazione che hanno saputo costruire una loro identità forte tra punk, post punk, new wave, no wave, Matteo Attruia, artista italiano, che continuando un suo progetto, accoglie i visitatori con un ritratto fotografico (yours sincerely, matteo attruia), dove si appropria dell’immagine di Claude Chabrol, regista francese, considerato uno dei fondatori della Nouvelle Vague e autore della frase “There Are No Waves, Only Ocean”. Questa frase indica il fastidio di essere inseriti in qualsiasi tipo di etichetta, e sollecita il guardante a restare scomodo all’interno, e non solo, della mostra, trasformata da Fabien Marques in un simposio (dal lat. symposium, gr. συμπόσιον, comp. di σύν «con» e πόσις «bevanda», da uno dei temi di πίνω «bere») dove viene recuperato l’istinto ribelle dell’uomo diretto verso l’Essere con.
Stefano Monti
An asterisk and a word with a dash, with a sound evocative of the English language, are the starting points of the artistic programming of SMDOT/Contemporary Art that will involve five artists, with their solo shows throughout 2024.
The asterisk, which normally leads to a further explanation, here marks the beginning, and RE-SIGNATION, referring to the Italian term RAS-SEGNAZIONE, represent the conceptual field within which the individual artists’ research will unfold. The ambitious goal is to build on the fruitful intuition of the Italian philosopher Franco Berardi, also known as “Bifo”. In “DESERTING”, his 2023 book, he advocates for all of us to try to deviate from the current depressive trajectory, towards one of re-signification. The invitation is to read the book, in which these words appear for the first time, so as to be clearer about this interesting path. In this context, my appropriation of the creative use of the word RAS-SEGNATION brings it closer to the word RE-SIGNATION with the insertion of the hyphen: it invents a new meaning with the objective of accepting Bifo’s invitation through artistic practice, to abandon the habitual mechanisms in which we are stuck and attribute new meanings to the signs and symbols that surround us in a totally changed landscape. Until the end of the last century, we were watching and moving faster and faster with an idea of infinite progress, that is with the idea of an ever-expanding horizon. Today, we have understood that our horizon is a finite one, so it is time to change the “rules of the game” otherwise we will all be losers. Philosophy and art can be agents of this change, inspiring the minority who are willing to embrace this metamorphosis and create a new milieu.
Throughout 2024 SMDOT/Contemporary Art is engaged with the development of a curatorial project called RE-SIGNATION*. The project’s fourth appointment this year is an exhibition by the French artist Fabien Marques, who lives and works between Turin and Cividale del Friuli. This exhibition allows us to follow a line zigzagging between the periphery and the centre, between critical thought and dominant thought, between the singular and the universal, in search of a sideways glance and a rebellious haptic perception.
“MATIN”, is this artist’s second solo exhibition in the city of Udine. The first thing the title brings to mind is a beginning, something we know well, which causes wonder and is always renewed in a different way. Which could be one way to summarise the work of Fabien Marques. It is certainly very difficult to fit the artist into one specific category. Marques’ favourite medium is photography, both analogue and digital, which he uses above all as a means of archiving, but his artistic work is closer to anthropological and sociological research, which he develops through intuitions, encounters, reflections and creative thinking. All research, like every text, needs a beginning, and in this case, it was the invitation to take part in RE- signation which led Fabien to seek and identify a singular instance, an event, a detail, linked to the territory.
On December 24, 1983, six youngsters were invited to play in a church before the Christmas Mass in Zugliano, in the province of Udine. The band, from Friuli, is called Detonazione. That evening they played 5 songs and read “Matin”, a poem by Arthur Rimbaud. Detonazione oscillated between hardcore post-punk, pessimistic no wave improvisation and new wave sophistication. They were definitely not interested in being placed in a well-defined category. That night, they gave voice to the rural youth, numbed by boredom and frustrated in all their aspirations. They turned their desperation into energy, shouting and playing loud. Today, next to the church of Zugliano, there are vineyards full of grapes ripening, where a young winemaker, Alessandro Job, produces natural wine.
Fabien Marques’s interest in the history of food and its interactions with the territory and local people, Alessandro Job and the logistical and spiritual proximity to the December 1983 event, all contributed to the decision to vinify a wine dedicated to this concert, undoubtedly a singular moment in the history of Italian underground music. It is unique and unconventional wine, a blend of rarely matched vines and the result of a collaboration between the artist and the oenologist. A wine with the artist, inspired by the powerful and innovative sounds of Detonazione, it embodies the spirit of the Friulian underground music scene in contrast to the national context. Just as the band’s music defied norms and expanded boundaries through experimentation, improvisation and complexity, this bottle is more than a wine, it is the result of a creative process and an experience on flavours, food, cinema, literature, music, the avant-garde and a new feeling of radical and non-violent rebellion. “MATIN”, is the title of a poem by Arthur Rimbaud; it is a short audio track consisting of the sound of drums and a voice reciting the Italian translation of the poem by Arthur Rimbaud on 24th December 1983 during the mini concert by Detonazione in the church of Zuliano; it is the name of the new exhibition by Fabien Marques and it is the name of the wine that will be vinified by VILLA JOB and that for five weeks, will be hosted in the gallery. “MATIN, un vino” becomes the embodiment of all the energies that animate and continue to thrive within the project. The grape the wine is made with has its roots in the earth, in the place where it was born, but the plant turns towards the sky, the bunches of grapes are in the middle and symbolically and materially represent a synthesis and the constantly changing possibilities that are born by absorbing and selecting the energies that surround them. None of the artworks have ever been exhibited before: installations, audio, light-boxes, photographs and sculptures bear the name “After Detonazione …”, indicating the desire and need for something that follows. A new Matin, a new morning that is constantly renewed, capable of changing the way we see things and our habitual modes of perception. The diffusion and evolution of new technologies are increasingly moving us away from images, both physically and mentally. We increasingly perceive the world from a distance that leads us to attribute more importance to looking than to seeing. Looking uses a single sense: sight. Seeing, on the other hand, involves all the senses. To see means to take care of things, people, animals, and everything that surrounds us. With this exhibition, Fabien Marques has managed to identify and bring together lines in a constant state of movement: The poet Arthur Rimbaud has made major contributions to the transformation of the language of modern poetry; Detonazione, with their music, have carved out their own strong identity between punk, post punk, new wave, and no wave; the Italian artist Matteo Attruia continues one of his creative projects, welcoming visitors with a photographic portrait (yours sincerely, Matteo Attruia), where he appropriates the image of Claude Chabrol, a French director, one of the founders of the Nouvelle Vague and famous for saying “There are no waves, only ocean”. This phrase reflects the annoyance at being stuck with any kind of label, and urges the viewer to remain uncomfortable as they visit the exhibition (and perhaps after too), which is transformed by Fabien Marques into a symposium (from the latin symposium, greek συμπόσιον: σύν “with” and πόσις “drink”, from one of the voices of πίνω “to drink”) where the rebellious instinct of man is directed towards Being with.
Stefano Monti