SMDOT/Contemporary Art è felice di ospitare la prima personale a Udine di Giovanni Fredi intitolata “Scrolling among pictures”. Questo suo nuovo progetto, coerentemente con la sua ricerca rivolta al cambiamento delle abitudini dell’uomo determinate dall’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, ci offre una suggestiva riflessione sulla fotografia, sul suo utilizzo e sull’oggetto fotografico. Nella contemporaneità l’uso della fotografia è diventato quotidiano, i nostri telefoni cellullari sono pieni di immagini, di gallerie fotografiche. Scattiamo, spesso in maniera convulsiva, poniamo l’attenzione su molte cose contemporaneamente, senza selezionare, raccogliamo informazioni e archiviamo in maniera sommaria. In questo contesto può essere di supporto la teoria fotografica espressa da Roland Barthes nel suo saggio “La camera chiara”, egli individua due modi con il quale lo “spectator”, colui che guarda, fruisce della foto: lo studium e il punctum.
Lo studium è l’aspetto razionale, riguarda quell’ampio campo d’informazioni che registriamo, vi si accompagna un “interesse svagato, piano, irresponsabile”. Lo studium è una lettura estensiva, additiva e cumulativa, somiglia a quello che con tanta facilità sintetizziamo con “Mi piace” e “Non mi piace”, gli manca qualsiasi magia. Il punctum, interrompe lo studium, mi trafigge, trafigge il flusso informativo, riguarda l’aspetto emotivo individuale, l’impossibilità di definire un proprio turbamento e di dargli un nome.
Barthes chiama le fotografie che si esauriscono a livello di studium “unarie”, cioè portatrici esclusivamente di informazioni facilmente comprensibili.
Circondarsi, accumulare quotidianamente tante immagini ridotte a informazioni consumabili velocemente rischia di rendere la nostra realtà uniforme ed a basso valore simbolico.
Giovanni Fredi si colloca su questo sintetico piano concettuale, che ho provato a descrivere ed utilizzando un’applicazione da cellulare da lui ideata, si pone l’obiettivo di donare un nuovo reincanto ad alcune delle immagini che sono nella galleria fotografica del suo telefono cellullare. Quello che per tanti di noi è un album di ricordi, forse troppo affollato. Lo fa toccando le immagini, scorrendo sul monitor le dita e conservando le tracce di questi gesti. La sua mano, attraverso i polpastrelli che vengono utilizzati come la mano del pittore, attraverso il pennello, vede, segna e scopre le sue emozioni sulla tela o la carta. Crea dei collegamenti, lo fa costruendo un percorso, un percorso emotivo e razionale allo stesso tempo, un percorso fatto da un insieme di emozioni, istinto, ricordi, informazioni, lasciando una traccia. Questo toccare che segna inizio e fine, questo punto e
linea continuo che attraversa le immagini sullo schermo del telefono cellullare, unisce, toccando e tracciando, ma nello stesso tempo, questo incremento di attenzione verso le cose coincide con una dimenticanza, con un allontanamento dal proprio sé e una contestuale apertura verso l’altro. Questi tocchi e queste tracce seguendo la volontà dell’artista si colorano, diventano dei file vettoriali, immagini che possono essere ingrandite o
ridotte senza perdere qualità, un dettaglio tecnico, coerente con l’intento di Giovanni. A questo punto arriva il punctum, per dirla alla Barthes, le immagini che hanno ispirato, attratto la sua attenzione nel passato e nel presente ed archiviate nella galleria fotografica spariscono dallo sfondo, restano solo i tocchi, i segni, le tracce, i colori, la magia.
La magia, il silenzio, la contemplazione, l’erotismo dell’immagine in contrapposizione alla sua dimensione pornografica si propongono come oggetto d’arte. Nello spazio di SMDOT/Contemporary Art si materializzano cinque Cose, più Una. Sei oggetti. Cinque stampe lambda, montate sotto acrilico su supporto in alluminio. Anche in questo caso, come per i file vettoriali, la scelta tecnica non è casuale, in quanto permette di realizzare stampe cromogeniche proprio come si farebbe in camera oscura, recuperando il processo magico che prevede la cattura della luce, ma partendo da immagini digitali.
Japan 2020 (Lines – serie), 2020/2022, è il titolo di tre opere 100x70cm, in b/n, uniche a lasciare una traccia scritta della loro provenienza, mentre le altre due intitolate entrambe Untitled (Lines – serie), 2022, 140×100 cm, non ci danno nessun riferimento, come del resto Untitled (Lines – serie), 2022, stampa su vinile adesivo, 150×340 cm. L’obiettivo è provocare una delizia enigmatica e muta costruita sulla presenza, sul contatto fisico, sulla coseità.
Tutte queste parole e l’utilizzo della Vostra attenzione e tempo per annunciare l’impossibilità e la rinuncia alla spiegazione con il linguaggio parlato e scritto del lavoro di Giovanni Fredi rispetto a “Scrolling among pictures” e a “Lines – series”.
Questi lavori creano una nuova relazione con il mondo, con la realtà o meglio cercano di ricreare, utilizzando gli strumenti contemporanei una nuova dimensione magica, individuale, che si esprime attraverso l’estetica dell’oggetto d’arte che contiene al suo interno il singolo e molteplice, la forma e il contenuto, lo stile e la tecnica, in un continuo movimento senza rinunciare all’enunciato, al significato razionale, ma facendo prevalere la dimensione sensoriale.
La fotografia è sicuramente il medium della modernità, come il cinema, la sua dimensione digitale ha accelerato e facilitato la sua fruizione, probabilmente consumando la sua dimensione simbolica.
La presenza davanti ai lavori di Giovanni Fredi, ciechi e avari d’informazioni, ma ricchi di tocchi e tracce, può essere un piacevole esercizio per riattivare le nostre capacità estetiche, cioè basate sulle sensazioni e sulla nostra capacità di riconoscere il bello.
Stefano Monti
SMDOT/Contemporary Art is delighted to host the first solo show in Udine by Giovanni Fredi entitled “Scrolling among pictures”. In keeping with his research into the ways our habits are changing as we increasingly use new digital technologies, this new project is a reflection on photography, on its use and on the photographic object. The use of photography has now become a daily event, our mobile phones are full of images, our photo galleries are extensive. We take pictures, often convulsively, we pay attention to many things at the same time without selecting them, we collect information and archive it in a cursory way. In this context it is interesting to consider the theory described by Roland Barthes’ in “Camera Lucida”. Barthes describes two ways in which the “spectator”, the person who watches, makes use of the photograph: studium and punctum.
Studium is the rational side, concerning the wide field of information that we record, it is accompanied by a “sort of vague, slippery, irresponsible interest”. Studium is an extensive, additive and cumulative kind of reading, it resembles that which we easily sum up with “like” and “dislike”, it lacks anything magical. The punctum interrupts the studium, it pricks us, it pricks the flow of information. It has to do with the emotional aspect, it characterises it, that impossibility of defining the feeling of being moved or giving it a name.
Barthes calls these photographs ‘unary” they get exhausted at the level of studium, that is they carry only information that is easily comprehensible.
The daily hoarding of images, surrounding ourselves with fast information, risks making our truth uniform and of low symbolic value.
Giovanni Fredi operates in this synthetic conceptual plane, which I’ve attempted to describe. Using a mobile app he’s designed; he attempts to give new re-enchantment to some of the images in the photo gallery on his mobile phone. That which for many of us is an album of, often too crowded, memories. He does this by touching the images, swiping with his fingers on the screen and preserving the traces of these gestures. The fingertips are used like the hand of a painter, and it is through this brush that he sees, marks and discovers his emotions on canvas or paper. He creates connections, and does so by building a path: a path that is emotional and rational at the same time, a path made up of a set of emotions, instincts, memories and information, leaving a trace. This tapping marks a beginning and an end, these unceasing points and lines that cross the surface of the telephone screen unite through touching and swiping. At the same time, however, this increment of attention towards things coincides with forgetfulness, with a distancing from oneself and an opening towards the other. These touches and traces, reflecting the artist’s intentions, take on colour and become vector files, images that can be magnified or reduced without losing quality, a technical detail in line with Giovanni’s goal. And it is here that the punctum arises, to use Barthes’ term. The images that have inspired and attracted his attention in the past and in the present and that are stored in the photo gallery disappear from the background, and only the taps, the swipes, the traces, the colours and the magic remain.
Magic, silence, contemplation, eroticism of the image, as opposed to a pornographic character, are presented as an art object. In the space of SMDOT/Contemporary Art five Things materialize, plus One. Six objects. Five lambda prints on an aluminium base, mounted under acrylic. Here too, as in the vector files, the technical choice is not accidental, as it makes it possible to create chromogenic prints in the same way as one might in a darkroom, recovering the magical process that involves the capturing of light, but starting from digital images.
Japan 2020 (Lines – series), 2020/2022, are the title of three b/w 100x70cm works. These are the only works to leave a written trace of their origin: the others two, both entitled Untitled (Lines – series), 2022, 140×100 cm, provide us with no reference, and neither does Untitled (Lines – series), 2022, print on adhesive vinyl, 150×340 cm. The goal is to provoke an enigmatic and silent delight, built on presence, on physical contact, on thingness.
All these words and the use of Your attention and time are here to report the impossibility and the renunciation of trying to explain, with either spoken and written language, Giovanni Fredi’s work “Scrolling among pictures” and “Lines – series”.
These works create a new relation with the world and reality. They try to create a new magical and individual dimension using contemporary instruments. They do so through the aesthetics of art objects that can simultaneously contain the single and the multiple, the form and the content, the style and the technique, in a continuous movement that does not neglect the statement, the rational meaning, while allowing the sensory dimension to prevail. Photography is certainly the medium of modernity. Like cinema, its digital dimension has accelerated and facilitated its use, probably consuming its symbolic dimension. Being present before the works of Giovanni Fredi – which jealously hide their information, but are full of touches and traces – offers us a rewarding exercise to reactivate our aesthetic abilities, based on sensations and our ability to recognize beauty.
Stefano Monti
As always with the exhibitions at SMDOT/Contemporary Art, Steve Nardini the heart and soul of KOBO SHOP and great musical expert, has created a dedicated playlist. For the solo show “Scrolling among pictures” by Giovanni Fredi, he has selected the following tracks and artists: